Due sedie che parlano di un mondo
Sembrano arrivare da pianeti diversi, invece nascono nello stesso periodo, in Italia, da giovani designer e interessanti collaborazioni. Ma non solo, l’origine di entrambe è suggerita dal passato
Due progetti di sedia con i quali sono venuta in contatto quasi in contemporanea che mi hanno colpito più che per la loro evidente distanza formale, per le caratteristiche che li accomunano. La prima cosa che li unisce è che entrambi i percorsi progettuali nascono da un ragionamento sugli archetipi del passato. Eppure, la Chair 1:1 e A Signurina sono due prodotti esteticamente diversissimi, dalla forte carica espressiva, pensati per situazioni e ambienti di certo differenti.
Ci sono, poi, altre interessanti caratteristiche comuni a entrambe le sedie, come quella di essere state concepite non da un solo designer, ma dalla collaborazione tra giovani creativi, da una parte e tra designer e azienda innovativa dall’altra. Quello che mi interessa, quindi, è la capacità di far nascere idee da un lavoro di squadra e, soprattutto, di rendere partecipi il pubblico di queste collaborazioni attraverso una comunicazione trasparente.
CHAIR 1:1
Chair 1:1. Design Alessandro Stabile e Martinelli Venezia. Still life di Alessandro Trigila. Foto ambientata di Stefania Zanetti.
La sedia che da oltre 5 anni stavano studiando Alessandro Stabile e il team dello studio Martinelli Venezia doveva rispondere prima di tutto a un’esigenza, quella di essere un prodotto contemporaneo da diversi punti di vista: tecnologia produttiva, modalità di vendita e caratteristiche d’uso. Per raggiungere l’obiettivo, i progettisti hanno indagato il tema dell’iperserialità. È nata così Char 1:1, una sedia che viene venduta così come esce dallo stampo. Tutti i pezzi che la compongono, infatti, sono stampati insieme, così da ottimizzare la grandezza dello stampo, la velocità del processo produttivo e riducendo al massimo gli sprechi. Dal punto di vista estetico, la Chair 1:1 è un inevitabile tuffo nel passato: ricorda i kit dei giochi in scatola e ne ripropone l’estrema facilità di montaggio che esclude l’uso di strumenti esterni come viti o bulloni.
LA COLLABORAZIONE
Il confronto tra il designer Alessandro Stabile e lo studio Martinelli Venezia sul progetto Chair 1:1 è cominciato nel 2014: l’obiettivo comune era quello di creare un prodotto sostenibile, di qualità, ma democratico.
I progettisti si sono chiesti se in un mondo saturo di prodotti fosse giusto lavorare in direzione dell’iperserialità con un materiale come la plastica:
“crediamo però – hanno detto – che gli errori siano quelli di accoppiare la plastica con altri materiali che la rendono difficilmente riciclabile e di utilizzarla come packaging o per prodotti usa e getta. Il miglior modo per rendere un prodotto sostenibile è allungargli la vita, realizzarlo monomaterico e pensare all’intero processo di vita.”
Grazie al dialogo intrapreso con Secostampi e Plastamp, aziende leader nella produzione di stampi e nello stampaggio di sedie, Chair 1:1 non è solo un concept. Oggi il prototipo, che nel 2020 avrebbe dovuto essere presentato alla mostra The New Domestic Landcsape (programmata e poi rimandata a data da destinarsi a Palazzo Ca’ Tron di Venezia) è in attesa di incontrare un’azienda partner che possa dare il via alla produzione.
A SIGNURINA
A Signurina. Design Antonio Aricò con MYOP. Foto di Riccardo Scibetta.
“Siamo tutti innamorati delle icone della nostra infanzia e che rappresentano la forma della nostra cultura e dei nostri tempi.”
Dice Antonio Aricò, artista e designer, ideatore della collezione di sedie A Signurina realizzata in collaborazione con l’azienda siciliana MYOP. A Signurina è stata presentata a metà ottobre 2020 durante la seconda edizione di EDIT Napoli, la fiera del design d’autore curata da Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli (ne avevo scritto qui). L’idea di Aricò è stata quella di riportare alla luce l’archetipo della sedia di campagna, quella che accomuna l’Italia intera, ridisegnandola solo in alcuni dettagli, personalizzandola con colori e decori e attualizzandola grazie all’uso di alcuni materiali specifici, come le corde da trekking utilizzate per l’intreccio della seduta.
LA COLLABORAZIONE
La classica struttura della sedia in legno è proposta in frassino olivato, naturale o dipinto a mano, ed è caratterizzata da alcuni elementi ondulati che introducono il “gesto nuovo” suggerito dal designer. L’intreccio della seduta, oltre alle corde da trekking, è disponibile in foglie di mais o corda naturale. La produzione è stata studiata dall’azienda di arredi MYOP, una realtà famigliare conosciuta per il suo approccio eclettico e aperto, capace di creare un interessante dialogo tra mondo dell’artigianato e design. Completa la collezione il tavolo U Signurino, esposto a EDIT Napoli con il piano realizzato con una Maxi Maiolica in pietra lavica smaltata a colori.
Concludendo
Credo che i progetti delle sedie Chair 1:1 e A Signurina ci suggeriscano aspetti interessanti e stimolanti della realtà contemporanea e ci parlino, appunto, del nostro mondo e del nostro momento:
- della capacità di dare vita a progetti nuovi che nascono da un atteggiamento di grande attenzione e rispetto verso il passato;
- del valore del lavoro condiviso e partecipato;
- dell’importanza di non seguire un’unica direzione estetica, ma di saper interpretare, ascoltare e proporre risposte alternative.
- dello sforzo (secondo me vincente) di parlare di design fuori dai confini della grande e solita piazza milanese.