Elena Cattaneo

Daria Dazzan, dalla moda al manufatto

C’è moda, design, manufatto, apertura, curiosità, rispetto del saper fare degli altri, nelle proposte di Daria Dazzan, textile designer veneta di base a Parigi

Ho intervistato Daria Dazzan, una textile designer che vive e lavora a Parigi, per farmi raccontare dei suoi lavori e in particolare della tecnica con cui crea ceramiche decorate attraverso “l’impronta” di tessuti. La videochiamata è stata una piacevole conversazione che ha spaziato di qua e di là, ma c’è una cosa che mi è rimasta impressa ed è la convinzione con cui, quando le ho chiesto di raccontarmi il suo rapporto con i social network, mi ha risposto: non al mattino, mi raccomando! In effetti, aprire i social network al mattino, magari ancora prima di alzarsi, è proprio una cosa da non fare, un’abitudine da cambiare, lo so e l’ho letto in decine di articoli, ma lei me lo ha detto con uno sguardo serio e dolce insieme, impossibile da sfuggire. Da quel pomeriggio, in effetti, quando al mattino suona la sveglia la spengo, ma il cellulare resta sul comodino. Grazie, quindi Daria.

Daria Dazzan ha fondato uno studio multidisciplinare, chiamato come lei, dedicato a progetti di artigianato che nascono dall’unione delle sue competenze, il tessile e la ceramica. Quando dall’Italia si è stabilita a Parigi, una decina di anni or sono, il lavoro (e la passione) di Daria era ben radicato nel mondo della moda (ha studiato all’Accademia di Anversa) e da allora si sono susseguite collaborazioni con le Maison più note. Con gli anni, la ricerca sui materiali e il bisogno di indipendenza della designer si sono coltivati a vicenda, fino a farle prendere la decisione di creare un progetto personale. La scintilla è stata un viaggio in India di tre anni fa durante il quale Daria è entrata in contatto con donne ricamatrici che, dopo aver lavorato a lungo per una ONG, hanno trovato la forza di rendersi indipendenti e creare una cooperativa.

“Il ricamo a filo di queste donne – mi spiega Daria – è di una precisione incredibile ai nostri occhi. Il risultato, però, è fortemente segnato dal loro gusto che per noi occidentali appare forse un po’ troppo etnico, di certo difficile da vendere senza un accurato intervento stilistico. Così, dopo molte elucubrazioni, ho pensato che in realtà non è così sbagliato ‘rivisitare’ il gusto etnico dell’artigianato se si riesce a dare valore alla qualità del lavoro. La stessa operazione la facciamo con il cibo e con il design industriale, viviamo in un mondo globalizzato e anche l’artigianato ha bisogno di evolvere per poter varcare le frontiere.”

“Nel nostro atelier progettiamo, quindi, oggetti realizzati in collaborazione con donne artigiane di diverse parti del mondo e prodotti grazie all’uso di tecniche diverse. Siamo in contatto, per esempio, anche con una tessitura artigianale pugliese, Le Costantine, e grazie al loro savoir faire tradizionale proponiamo oggetti unici dai filati tecnici contemporanei. La nostra idea è diventare un punto di riferimento nella progettazione tessile con un focus preciso sulla sostenibilità di prodotto sia ambientale che, soprattutto, etica. Per questo ho coinvolto fotografi e figure commerciali, così da creare un vero team autonomo in ogni fase della produzione e comunicazione. Per ora abbiamo una ‘vetrina aperta sul mondo’ nel Marais, un piccolo showroom dove vendo i miei oggetti  di ceramica e tessili: un punto fisico da cui partire per poter poi raccontare la parte più ampia del progetto.”

Ho incontrato i lavori di Daria Dazzan su Instagram, per questo è inevitabile che le chieda anche del suo rapporto con i social network:

“io li evito al risveglio, ma non potrei più immaginarmi senza: grazie alle gallerie fotografiche su Instagram riesco a vedere i lavori di tutto il mondo.”

INSTAGRAM

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