Il design vince quando raggiunge le persone
Una delle doti più importanti per un imprenditore è la lungimiranza, come dimostra il successo inarrestabile di BertO, azienda che ha saputo cogliere l’opportunità della trasformazione digitale
“Per tanti anni siamo stati una delle tante aziende famigliari del settore imbottiti tessili presenti a Meda (MB), in Brianza. – mi spiega Filippo Berto, CEO di BertO – Con il mio ingresso, alla fine degli anni ’90, ho portato, oltre all’entusiasmo e alla voglia di mettermi in gioco, la passione per il mondo digitale. Mio padre e mio zio (Fioravante e Carlo Berto, fondatori dell’azienda nel 1974) mi hanno dato ascolto, ma non solo: mi hanno invitato a progettare fin da subito la trasformazione del business in un’ottica digitalizzata.”
Ascoltando le parole di Filippo Berto, mi viene da dire che oltre alla lungimiranza, il buon imprenditore è anche chi capisce quando è il momento giusto per lasciare spazio alle nuove idee e, anzi, ne favorisce la fioritura. Dote per niente comune, soprattutto nelle aziende di impostazione famigliare.
Divano Dee Dee con penisola.
A parte il comprensibile desiderio di portare con sé nuove conoscenze, qual è stato l’obiettivo che l’azienda ha perseguito impegnandosi in una trasformazione così radicale? Chiedo a Filippo Berto.
“Mio padre e mio zio avevano cominciato a intuire che il nostro saper fare, l’alto valore dei nostri prodotti, nati e creati, come tanti altri, in questa particolare area geografica (conosciuta anche come la capitale italiana del design) non si riusciva a trasmettere al cliente finale. Volevamo raggiungere le persone e far loro capire l’intero messaggio delle nostre proposte: la passione, la professionalità, la qualità della filiera. Il digitale e il suo incredibile potenziale ci hanno indicato la strada da seguire, quella di raccontarci.”
Italia in Digitale
Il racconto di Filippo Berto prosegue sottolineando l’importanza dei tempi in cui avvenne questa trasformazione, era, infatti, l’inizio degli anni 2000 e ancora nessuna azienda italiana, soprattutto del settore arredamento, aveva osato imboccare la strada del digitale.
“Siamo rimasti soli per tanti anni – dice Filippo – lavorare con internet era considerato un azzardo e, tra i nostri colleghi/competitors vigeva la certezza che non avrebbe mai funzionato.”
Il successo di BertO, invece, nasce proprio da quell’azzardo e la capacità di aver cominciato per primi è ciò che ha consentito una crescita senza interruzioni, persino quest’anno, in piena crisi globale.
“Sono stati 20 anni di mattoncini messi uno sull’altro per costruire questo progetto. E con il digitale abbiamo costruito la scatola degli attrezzi che poi ci è tornata utile in questo momento di crisi” afferma il CEO di BertO che, dal suo ingresso, ha visto l’azienda crescere di 30 volte.
La conferma della validità del percorso intrapreso dall’azienda è giunta proprio quest’anno, grazie a Google che l’ha selezionata come realtà più digital di Italia nel settore arredo di lusso. La selezione fa parte del programma Italia in Digitale, dedicato alle piccole e medie imprese italiane, grazie al quale Google ha annunciato un investimento di 900 milioni di euro in 5 anni per accelerare la trasformazione digitale del nostro Paese.
Il lockdown
BertO, insomma, ha cominciato a parlare di sé quando ancora il concetto di ‘storytelling‘ non era così comune: Filippo Berto ha scritto il primo post nel 2004 e da allora il blog appartiene all’identità aziendale come ogni altro tassello del puzzle.
“Sembra un paradosso, ma è proprio il web che ti permette di avvicinare sul serio le persone, di conoscerle, di conquistare la loro fiducia, di farti conoscere, di raccontare i prodotti nella loro interezza. La trasparenza è stata la nostra ricetta fin dagli esordi della comunicazione ed è diventata la nostra formula magica“.
L’esperienza acquisita in tanti anni, inoltre, ha permesso all’azienda di non farsi trovare impreparata nemmeno dall’emergenza pandemia e ha suggerito le modalità per reagire in pochissimo tempo. Certamente ci sono stati giorni di sgomento, di solitudine e di paura dell’ignoto, ma subito dopo i vertici aziendali hanno capito che dovevano puntare tutto sui servizi digitali per evitare di correre il rischio di far percepire il senso di ‘solitudine’ ai clienti. La produzione è stata chiusa per 6 settimane e gli showroom per ben 10 settimane, ma le vendite online non si sono mai fermate, tanto che durante il lockdown BertO ha totalizzato un + 300% di vendite.
“Il nostro è un settore molto tradizionale – ricorda Filippo Berto – legato ancora a vecchi metodi di comunicazione e di distribuzione. Solamente attraverso la pratica diretta, mettendosi in prima persona a imparare, capire, cercare, testare continuamente strumenti nuovi, chi fa impresa potrà comprenderne l’efficacia e capire come trasformare il proprio business. Le persone sono sempre le stesse. Sono le aziende che devono cambiare.”
Divano Dee Dee con chaise longue.
Per concludere, impossibile non dedicare qualche parola a Meda e ai giovani: secondo lei i ragazzi interessati a questo settore hanno la consapevolezza dell’importanza di Meda nel mondo del design?
“La grande sfida dei giovani – risponde Filippo Berto – è quella di immaginare il proprio futuro. E capisco che questo particolare periodo non sia di aiuto. Poi c’è un compito che spetta agli imprenditori, cioè quello di rendersi conto che ai giovani deve essere offerto uno spazio se vogliono davvero rinnovare le proprie aziende: non ci si può solo lamentare che i ragazzi vadano a studiare all’estero, per esempio. Noi portiamo avanti da anni una ricerca permanente mirata all’inserimento di nuovi talenti in tutti i comparti strategici dell’azienda, dal magazzino alla consulenza d’arredo. Ci occupiamo anche di formazione continua e abbiamo sviluppato un nostro metodo di formazione con l’obiettivo di tenere alti sia gli standard produttivi che di proseguire e far evolvere la trasformazione digitale avviata.”