Elena Cattaneo

6 storie sul piatto

QUI CI VA IL NOME DELLA CITTA'

Sei storie narrate attraverso un oggetto preciso, semplice e comune come il piatto. Mi piace pensare che progettare, creare, produrre con le proprie mani, siano tutti sinonimi di narrare. Così come disegnare o danzare.

Siamo fatti di storie. La maggior parte delle volte storie silenziose, ignote a noi stessi. Qualcuna di queste, se è fortunata, se le apriamo la porta, riesce a uscire e a trasformarsi in espressione creativa. In particolare, trovo affascinanti e misteriose le storie liberate grazie alla manualità, talento a ma ignoto. Così, ho scelto un oggetto e ho chiesto a chi lo realizza con le proprie mani di provare a raccontarmi la sua storia legata a quel lavoro, la storia che ognuno di noi troverà, se saprà cercarla, in questi sei piatti

Piatto Unico

Specchio riflesso di Piatto Unico (by Emanuela Sala)

“Noi umani siamo strana gente. Ci commuoviamo davanti ai video che ritraggono esemplari di orso polare alla deriva su isole di ghiaccio in via di scioglimento, ma ci limitiamo a guardare da lontano, protetti dalla nostra comoda quotidianità. In questo piatto immagino un orso nel suo ambiente fatto di neve e ghiacci, stufo di farsi riprendere come fosse un bersaglio, che ci guarda e ci manda a quel paese. Il titolo del piatto è “Specchio riflesso”: usiamo i nostri neuroni specchio per identificarci sul serio nell’orso e comprendere meglio quanto ci sta accadendo attorno. Il piatto ambientalista è un collage 3D, composto su piatto Galvani anni 50, con figura di orso in porcellana di recupero. Le immagini provengono da illustrazioni anni 40 e da un vecchio libro per bambini.”

House of Ita

Collezione Animals and Jewels di House of Ita (by Margarita Aleksievska Sclavi) ©Katrina Tan

“Ho trascorso da sempre l’estate nella casa dei nonni materni, sul lago di Ohrid (Macedonia). Una città antica che giace su un colle affacciato nel lago. Il lago Ohrid, tra i più vecchi d’Europa, si crede abbia un potere speciale, dato dalla luce che riflette e assorbe, dai rarissimi pesci che lo animano, dal silenzio che lo circonda… ma anche dai cigni che lo abitano. I cigni ogni mattina si radunavano sulla riva e noi bambini andavamo a dargli delle briciole di pane. Ci si guardava, ci si ‘parlava’ con gli occhi, ci si meravigliava della loro bellezza e armonia. Anche quando mio figlio era piccolo lo portavo la mattina a vedere i cigni che costellavano l’acqua cristallina del lago. Da bambina, inoltre, frequentavo un corso di danza classica e, inevitabilmente, la mia opera preferita era Il lago dei Cigni di Tchaikovsky – coinvolgente fino a lacrime. Passavo pomeriggi interi battendo le ali con le braccia davanti allo specchio e ammirando le grandi ballerine come Anna Pavlovna e Maya Plisetskaya. Ora sono un’artista e una psicoterapeuta e riesco a tradurre a parole la mia suggestione per questo animale: esso simboleggia la creatura femminile e il grande amore che perdutamente lo insegue. Sintetizza l’innato senso di romanticismo, nascosto nel fondo dei nostri cuori. Ma è anche simbolo di rinascita, della forza di saper accogliere la fortuna portata dai cambiamenti. Rappresenta un percorso di crescita, che avviene tra inquietudini e turbamenti. Il cigno che ho disegnato a mano per la collezione dei piatti in vetro, ornato di gioielli medievali, raffigura un aspetto soprannaturale che racchiude tutta la mia lunga storia di ammirazione verso questo animale.”

InThings

Set di piatti Mirafiori di InThings

Mirafiori è un set di piatti che prende ispirazione dall’omonimo quartiere di Torino. Si tratta di una collezione pensata utilizzando la metodologia progettuale dello slow design che vuole valorizzare la manodopera e i materiali del territorio. Realizzata in collaborazione con “Ceramica Besio 1842”, marchio di eccellenza artigiana piemontese con sede a Mondovì, città famosa in Italia proprio per la lavorazione della ceramica. Un set di piatti che racconta la periferia a cui apparteniamo e dove il nostro brand è nato. Una periferia fabbrica di aspirazioni e desideri, in cui è facile sentirsi soli, in cui è facile sentirsi a casa. I piatti sono realizzati artigianalmente e i soggetti scelti per il set sono elementi tipici del panorama urbano che portano con sé anche una forte connotazione simbolica legata, in particolare, ai momenti dell’adolescenza vissuti in periferia: lo scooter, la panchina, il pallone, oggetti che rappresentano la fatica e la bellezza di essere giovani in un contesto in cui le possibilità sono poche, ma pervaso da un’atmosfera unica, data dal senso di appartenenza e di condivisione, che rende ogni futuro possibile.

Lucy’s Cazzarole

‘Gli Appuntiti’ sono un progetto Lucy’s Cazzarole a cura di Lucia Portesi

“Sono una ‘foresta’, come dicono in Ampezzo, un’appassionata, non originaria, di questa terra e delle sue cime. Amo la tavola, palcoscenico di convivialità, confessioni, sorprese, accordi e litigi: questioni serie, e meno serie, ma tutte, sempre, condite con gusto. Lavoro la ceramica perché offre un approdo concreto alla mia immaginazione, alla mia testa altrimenti troppo spesso sospesa tra le nuvole. Come le montagne.  Da qui nascono Gli Appuntiti: una serie di piatti da portata, da tavola e da dolce che nei vari modelli riproduce l’essenza del profilo delle più espressive cime d’Ampezzo come fossero intagliate nel cielo.

Cinque sono i colori scelti per questa particolare tavol-ozza: il blu profondo e brillante delle notti d’alta quota, il verde che profuma di bosco e di erba, il rosso che sempre riscalda, il grigio sfumato delle folate di neve sollevate dal vento e il rosa-arancio dell’enrosadira, ovviamente. I piatti sono in ceramica, numerati, con decoro realizzato singolarmente a mano all’interno del Laboratorio Terzo Fuoco di Bologna di Liliana Possenti Morganti. La collezione è disponibile dal mese di dicembre 2021 nella storica boutique Sottosopra di Cortina d’Ampezzo.

Daria Dazzan

Arlecchino è la serie di piatti di Daria Dazzan

“Sono nata in una cittadina del veneto orientale impreziosita da edifici della Serenissima pieni di pavimenti intarsiati di marmo, tra i primi anni ottanta, quando il miracolo economico italiano regalava quello che successivamente gli imprenditori ricorderanno con un  “cavoli se erano tempi d’oro”.  A 6 anni, mia mamma mi mandava dalla sua amica a cui era mancato recentemente il marito, per rincuorarla cucinando con lei. Tagliare col coltello questa pasta di una consistenza perfetta a casa della vedova, liberamente maltagliata, a forme geometriche, mi dava una felicità indescrivibile. Anni più tardi, quando presi l’argilla tra le mani, di colori come l’ebano e il gesso, il paragone fu istantaneo e il rimando ai pavimenti di portici spontaneo: scacchi e rombi di colori alternati creano la serie Arlecchino, in onore alla mia venetitudine, che in giro per il mondo tornò geometricamente manifesta.”

Ilaria.I

Piattino Solo Cose Belle, collezione Special Day di Ilaria.I

“È difficile scegliere quale storia raccontare… ogni mia collezione nasce da una storia! Potrei dirti che le collezioni Bouquet nascono dalla mia repulsione per i fiori recisi. Summer perché dopo un viaggio in costiera amalfitana ho apprezzato ancor di più quella dolce vita da cartolina per il quale siamo famosi nel resto del mondo. Forse la collezione che più mi sta a cuore è Special Day dove c’è il mio best seller in assoluto, il piattino SOLO COSE BELLE. Questa collezione è nata in occasione del mio matrimonio. O meglio, ho disegnato i souvenir del mio matrimonio e visto il grande successo ho poi deciso di metterli a catalogo. Ho disegnato quei piatti pensando ai messaggi che volevo lasciare ai miei ospiti. Mi sono sposata in Sicilia (ad Erice vista mare…) per cui volevo che questi piatti avessero il sapore della Sicilia. Mi sono ispirata ai pizzi, alle decorazioni tipiche delle cassate, alle luminarie per le feste. E poi ho inserito quelle frasi che più secondo me rappresentavano il mondo e la famiglia che stavamo costruendo in quel giorno.

INSTAGRAM

[instagram-feed feed=1]