Materia prima: i rifiuti esistenti
Aquapotabile produce oggetti partendo dal mondo dei rifiuti, domestici e aziendali
Aquapotabile: idee fatte con i rifiuti, idee fatte per ridurre i rifiuti. Soleila e Stefano, già compagni nella vita, hanno cominciato la loro attività professionale insieme per inseguire un sogno e dare voce a un bisogno: costruire con le proprie mani un mondo migliore da lasciare ai propri figli. Solo utopia? Nient’affatto. Basta cominciare a fare, sfruttando le proprie capacità.
Il loro primo progetto è nato da un tappo di plastica, che poi, informandosi, hanno scoperto essere anche “l’oggetto-rifiuto” più diffuso al mondo. Erano in vacanza e Stefano ha cominciato a giocare a calcio con le dita sfidando suo figlio: è nato così “5contro5“, ovvero la versione eco del Subbuteo, un calcio da tavolo in cartone.
Da allora Aquapotabile è diventato un vero laboratorio di ricerca e produzione, Stefano e Soleila, oggi, lavorano con ragazzi stagisti delle scuole di moda e design che qui trovano il modo di mettere davvero le mani e la testa nei progetti, seguendone tutto il percorso, dall’idea del materiale di scarto da usare, alla progettazione di nuovo oggetto, alla produzione, fino al packaging finale.
Durante il Salone del Mobile di quest’anno Aquapotabile ha partecipato alla mostra “Io Designer Genitore”, a cura di Elisabetta Gonzo, organizzata da Best Up in occasione di Goodesign 2014, l’evento fuorisalone alla Cascina Cuccagna. L’intento della mostra è stato quello di raccogliere oggetti creati, inventati, pensati, costruiti per i propri figli da genitori che lavorano come progettisti.
Il grembiule Leo è stato il contributo alla mostra di Soleila. Come mai proprio un grembiule? – chiedo a Soleila – Perché accompagnando a scuola e all’asilo i miei figli – mi risponde – mi sono resa conto di come il grembiule sia rimasto intatto dagli anni ’70, insomma da quando a scuola ci andavo io. È sempre bianco o nero e ha ancora esattamente la stessa forma, al massimo un po’ più corto per i bambini e più lungo per le femmine.
Soleila, così, ha cominciato a lavorare con le pezze di tessuto scartati dalle camicerie ispirandosi ai manga giapponesi, la passione di suo figlio Leonardo, e il risultato è, effettivamente, un bel po’ diverso da quello a cui siamo abituati: ogni pezzo è unico, ovviamente, ma soprattutto ha un altissimo valore etico.
Stefano per la mostra, invece, ha proposto Go Carta, la macchinina in cartone riciclato post-consumo al 100% e costruita intorno alle sue ruote: rocchetti di filo provenienti come scarto da un’azienda tessile.
Poi c’è Taranta, l’ultima nata in casa Aquapotabile e disegnata da Battista Maconi: Taranta è una lampada da terra, le sue “zampe” sono grucce di alluminio dismesse, gli “occhi” e le “antenne” sono formati da tubi e tappi di plastica riutilizzati. Ma c’è di più, Taranta si porta a casa smontata in un imballo di plastica sottovuoto (così si ottimizzano anche le fasi di stoccaggio e trasporto) e per avere la luce basta aggiungere una lampadina E27 a basso consumo energetico.
Ascoltando Soleila che mi racconta i loro progetti sento vibrare intatta l’energia del bisogno e del desiderio da cui è nata Aquapotabile, nonostante le difficoltà incontrate, tra le quali quella non trascurabile di proporre un approccio alla progettazione diverso da quello abituale in un ambiente, a volte, un po’ chiuso come quello della provincia.
Soleila e Stefano, però, hanno molti fans anche in zona ormai… per esempio gli ignari vecchietti che li fermano quando li vedono passare con l’automobile decorata dal loro logo “Aquapotabile” chiedendo delucidazioni sulle bollette dell’acqua!