L’hotel da scoprire
Il nuovo Demo Hotel di Rimini è come un romanzo, fatto di creatività e visione imprenditoriale, in cui ognuna delle 9 suite racconta un differente capitolo
Ho provato il Demo Hotel dal vivo, perciò non faccio fatica a descriverlo attraverso l’esperienza e non solo utilizzando parole scritte da altri. Si tratta di un progetto unico – definizione forse un po’ troppo comune – allora andiamo a vedere perché, nel dettaglio. L’hotel nasce dalla riconversione di un vecchio albergo abbandonato e l’idea nuova è stata quella di non affidare il progetto a un unico studio, ma suddividerlo tra ben 14 studi di architettura che, a loro volta, hanno coinvolto 100 aziende partner. L’obiettivo era quello di ottenere una struttura dedicata all’ospitalità che potesse essere, anche, uno show-room permanente sia dal punto di vista progettuale che degli arredi e dei materiali utilizzati.
“Cerco l’estate tutto l’anno” è il titolo del concept dello studio CaberlonCaroppi che ha realizzato gli esterni dell’hotel, le parti comuni al piano terra e i collegamenti verticali.
“Demo Hotel è un hub di sperimentazione sia per gli architetti coinvolti che per le aziende partner, un laboratorio creativo dove si concentra il nuovo dell’ospitalità. È un messaggio forte non solo per la città ma per tutto il settore alberghiero. C’è bisogno di rinnovamento.”
Queste le parole di Mauro Santinato, presidente di Teamwork Hospitality e ideatore, tra gli altri, dell’evento Rooms per la fiera SIA Hospitality Design di Rimini. Il concept di Rooms, inaugurato nel 2018, prevedeva l’allestimento in fiera di diverse camere d’albergo ideali, ognuna progettata da un architetto, secondo la sua personale visione dei trend in atto nel mondo dell’ospitalità. L’intuizione di Santinato è stata quella di rendere concreto e permanente un evento fieristico e trasformarlo in un vero e proprio hotel formato da spazi e camere progettati in modo libero e autonomo da professionisti diversi.
Il piano terra
Il risultato è un hotel tutto da scoprire, da sfogliare, appunto, come un romanzo, a partire dalla reception dove si è accolti dal totem per il self check-in e da vitaminiche scritte al neon. Le zone comuni al piano terra, come gli esterni e i collegamenti verticali, sono il risultato del lavoro dello studio CaberlonCaroppi, basato su un uso coraggioso di pattern e colori. Sempre al piano terra la restroom intitolata Drama, dell’architetto Laura Verdi (foto sotto), art director dell’intero progetto, ispirata alle protagoniste femminili delle più famose opere liriche italiane. Come per tutti gli ambienti del Demo, anche l’arrivo ai bagni è un’esperienza da vivere con tutti i cinque sensi: si attraversa un corridoio scuro che si illumina al passaggio della persona grazie a brillanti tagli di luce nelle pareti. In fondo al corridoio, non una porta, ma una tenda spessa, simile a quella del sipario. E ancora, in sottofondo la musica, i profumi, gli arredi, le carte da parati: una sinfonia di stimoli per rendere unico anche il momento più intimo, la pausa alla toilette. Un’accogliente sala coworking completa le zone comuni, insieme alla lavanderia per gli ospiti e agli spogliatoi che ricordano i loft americani e sono stati realizzati dallo studio Ovre.design.
Otto suite si distribuiscono tra il primo e il terzo piano dell’hotel, mentre il quarto è interamente occupato dalla penthouse Sea Suite di 75 mq affacciata, con ampie vetrate, sul terrazzo di 70 mq con vista mare (progetto dello Studio Bizzarro). Aprire le porte delle diverse suite è, ogni volta, una sorpresa: cambiano gli arredi, gli accessori, i tessili, i colori, le finiture, i singoli dettagli, perché quello che cambia davvero, prima di tutto, è il concept del progetto. Ogni studio di architettura coinvolto, infatti, ha portato avanti la propria idea di camera di albergo senza alcun vincolo se non il volume a disposizione.
Il bagno di The Circle, la suite progettata da Silvia Ticchi.
Le Suite, in breve:
- The Circle di Silvia Ticchi propone un ambiente dai toni naturali ispirati all’autunno, caratterizzato da forme morbide, dalla linea del cerchio ripetuta, dove sono state eliminate le barriere a favore di tende e leggere ante scorrevoli.
- Smoove!! di FDA Fiorini D’Amico Architetti. Qui l’invito è a prendersi cura di sé attraverso il movimento fisico: una lunga parete attrezzata, in realtà, è una spalliera da palestra trasformata per essere utilizzata anche come armadio.
- Una vita da (A)mare di Alessia Galimberti è un trilocale raffinato e femminile dai toni neutri ispirati al Mediterraneo.
- Colour Episodes di Hub48 propone angoli e nicchie monocolore in cui si inseriscono gli arredi quasi scomparendo.
- In a Light Wave di Fragment Hospitality è una delle due suite accessibili del Demo. Progettato con la collaborazione di Roberto Vitali di V4A – Village fo all, l’esperienza offerta dal bilocale nasce dalla fluidità e dall’inclusività proprie dell’acqua.
- Just like Home di Contract Lab risponde al bisogno di spazi flessibili, oggi sempre più sentito. E, proprio come a casa, propone una vera e propria cucina, capace di trasformarsi velocemente in angolo lavoro o zona studio secondo le esigenze.
- Tropicana Club di Rizoma Architetture. Appena si varca la soglia di questa suite ci si lascia alle spalle la quotidianità, l’effetto è immediato, si tratta di un piccolo mondo onirico e pop dove si alternano ispirazioni circensi a ricordi dei momenti più goderecci degli anni ’80.
- Into the Cloud di Barbara Vannucchi, la seconda camera accessibile, non ha divisioni interne e sfrutta gli effetti illuminotecnici come veri e propri elementi d’arredo. Proprio come in una nuvola, qui tutto è leggero, chiaro, essenziale.
Atmosfera pop per la suite Tropicana Club di Rizoma Architetture.
SMOOVE!! di FDA Fiorini D’Amico Architetti, per liberare la testa grazie al movimento fisico.
- Foto di Flavio Ricci.
- Infine, volutamente non ho citato nessuna delle 100 aziende partner: chi fosse interessato ad approfondire le trova tutte sul sito del Demo Hotel.