Elena Cattaneo

Milanese di nome e di fatto

MILANO

Da T’a a Milano è facile essere presi per la gola. Pasticceria, caffetteria, bar d’ispirazione newyorkese, ristorante gourmet, chi più ne ha ne metta!

Discreta la posizione, in una strada defilata vicino a Piazza del Duomo, e raffinato l’interior design.  T’a Store & Bistrot, il locale goloso dei fratelli Alemagna, manifesta una grande personalità nell’offerta dei prodotti e nell’ambientazione su progetto dello Studio Vincenzo De Cotiis Architects.

Dalle numerose e grandi vetrine in ferro color antracite si intravede uno sbarluccichio di vetro, ottone, specchi e marmo. Materiali preziosi che esaltano la cioccolateria, la pasticceria, i cocktail, ma soprattutto i piatti creativi dello chef Umberto Vezzoli, capace di unire le ricette tradizionali delle regioni italiane alla cucina tipica del resto del mondo, come il “milano/tokyo” (risotto milanese con tartare di tonno) o gli originali Art Club Sandwich.

Quello che colpisce dalla strada è il contrasto fra il biancore dell’edificio ottocentesco e i riflessi colorati dell’interno proiettati sulle vetrine. È impossibile non rimanerne catturati. A me è successo durante uno dei miei giri in bicicletta!

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Gli arredi sembrano galleggiare sul pavimento in marmo così come la miriade di cioccolatini, praline, macarons, pasticcini all’interno della vetrina espositiva del lungo bancone che ingloba anche il bar. Dolci, confezioni e cocktail arricchiscono di colore l’interno del locale, che è tutto giocato su diverse tonalità di grigio, bianco, ottone e blu ottanio.

Questo è anche il colore delle sedute in velluto accoppiate a sedie in pelle (color crema o antracite) con braccioli e tavolini con piano specchiante che, insieme alle lampade a bracci e alle applique, sono state disegnate da De Cotiis Architects per la zona ristorante da 60 coperti.

Banchi e arredi formano un tutt’uno con l’involucro interno di vetri, specchi e gessi speciali. Si potrebbe definire un’interpretazione in forme contemporanee del classico ristoro milanese anni ’60, gli anni d’oro dell’azienda dolciaria Alemagna. E la cucina? Nell’ex caveau al piano interrato protetta da massicci portoni in ferro.

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