Elena Cattaneo

Inferno o paradiso?

Uno dei passatempi di carta preferiti dai bambini degli anni ’70

Chi è stato bambino negli anni ’70 sicuramente si ricorda questo gioco: si preparava in classe, tendenzialmente durante le ore di scuola più noiose e poi, durante l’intervallo, ci si ritrovava in un gruppetto a fare intere, entusiasmanti sessioni  di “inferno o paradiso?”.  Almeno, dalle mie parti si chiamava così, ma sono sicura che questo passatempo fai-da-te avrà nomi diversi in ogni luogo… un po’ come le razze dei pesci  e le “chiacchiere” (i dolci di Carnevale) che già in casa mia godono di ben altri due appellativi: sfrappole e bugie.

Così oggi scopro, dal blog dell’illustratrice Lisa Congdon, che il gioco “inferno o paradiso?” negli Stati Uniti si chiama “Cootie catcher”, ovvero acchiappa pidocchi.

Tutto questo per? Per non mettere la testa sotto la sabbia in attesa di riuscire a far passare il 14 febbraio senza sentir nominare San Valentino e magari per prendere un po’ sul ridere quelli che addirittura sono spaventati dalla regina assoluta delle celebrazioni pop.

Vietato acquistare qualsiasi oggetto a forma di cuore e uscire a cena questa sera? Giusto, però dai, un Cootie catcher bello come quello illustrato da Lisa Congdon ci si può anche sforzare di prepararlo per uno dei nostri amori (qui sotto trovate le istruzioni). 

Se poi c’è invece chi, stimolato dai ricordi, si riscopre da adulto un fan insaziabile di “inferno o paradiso?” il libro con cui sollazzarsi è questo: ‘Fold me up: 100 paper fortune-tellers for life’s pressing questions’ di Michelle Taute.

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