Elena Cattaneo

C’è una novità tra le villette a schiera

TORONTO

In un quartiere centrale di Toronto, caratterizzato dal rigido standard architettonico, è sorto un nuovo edificio capace di dialogare con il contesto

Siamo a Toronto, nel quartiere centrale di Summerhill, dove lungo le strade si affacciano i fronti, tutti simili, delle villette a schiera costruite per la classe dei lavoratori a metà del 19° secolo. Tra le facciate in mattoni colorate e le tipiche verande, spicca un intruso, una forma urbana inaspettata, si tratta di Twelve Tacoma, l’edificio progettato dallo studio Aleph-Bau.

È la scelta dei materiali di rivestimento utilizzati che evidenzia il nuovo intervento, senza però renderlo estraneo al contesto. Il terzo livello, quello superiore, è completamente realizzato in alluminio, ma essendo leggermente arretrato rispetto alla facciata dell’edificio, dalla strada è pressoché invisibile.

L’intera struttura verticale appare sulla via retrostante, ma in questo caso interviene la fitta vegetazione a creare una sorta di schermo visivo naturale.

Per creare il nuovo terzo piano l’idea progettuale è stata quella di inserire ed affiancare, dal piano terra fino al tetto, una struttura portante in acciaio a quella in legno originaria.

L’arredo è leggero, quasi austero, per lasciare spazio alla comunicazione tra interno ed esterno: se già di solito, infatti, gli edifici nordici e anglosassoni non amano la presenza delle tende, in questo caso diventerebbero una presenza quasi ostile, un ostacolo alla vista. Da ogni stanza è possibile guardare fuori e godere, sempre, di un punto di vista diverso, grazie alla forma e alla disposizione specificatamente studiate per ogni singola apertura.

Ciò che caratterizza Twelve Tacoma è proprio il suo stretto legame con la natura, pur essendo un’abitazione cittadina. Il bagno al piano superiore, per esempio, è dotato di un muro vegetale che occupa tutta la parete della vasca da bagno ed è aperto sul terrazzo tramite una vetrata continua che va dal pavimento al soffitto. Grandi finestre, comunque, si aprono al sole e al verde lungo tutta la facciata posteriore, invitando all’interno l’energia positiva della luce naturale che avvolge la scala di collegamento centrale.

“Così come la scala, anche gli altri elementi architettonici sembrano scomparire a favore dell’atmosfera data dalla costante presenza visiva ed acustica del mondo esterno, del sole, del cielo, delle nuvole, del suono della pioggia…” Dice Delnaz Yekrangian, direttore dello studio Aleph-Bau.

Il maggiore sforzo progettuale è stato quello di adeguare questa esigenza di relazione intima tra interno ed esterno alle rigide norme urbanistiche di Toronto, ma limando e aggiustando, il risultato ottenuto è una perfetta integrazione con il contesto urbano e naturale circostante, come se Twelve Tacoma nascesse spontaneamente da quel terreno e non sia stata un’imposizione forzata dall’alto.

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