Vino e design: il progetto di un decanter
Il vino, dopo essere stato chiuso in bottiglia per un periodo più o meno lungo, deve essere travasato con cautela: questa la funzione principale del decanter
Il progetto di un decanter e come il designer affronta il percorso per immaginarne uno nuovo?
Ne ho parlato con l’architetto Leonardo Rossano che con il gruppo Codice ha condiviso l’esperienza dell’autoproduzione proprio su alcuni oggetti dedicati al consumo del vino.
Il decanter Mezzaluna, disegnato da Leonardo Rossano e Debora Mansur nel 2012, è realizzato in vetro soffiato e lavorato a mano: quella del vetro lavorato a mano è stata una scelta istintiva oppure dettata dalla funzione dell’oggetto?
Il vetro soffiato e lavorato a mano da artisti esperti – spiega l’arch. Rossano – è stato sin dall’inizio il materiale privilegiato per le nostre ideazioni, che in questo modo potevano essere realizzate da un solo operatore in tempi relativamente brevi. Il vetro è collegato da una lunga tradizione all’affascinante e misterioso universo che ruota intorno al vino. Un settore in continua espansione, fortemente radicato nella nostra cultura. Da qui, l’idea di confrontarsi con il design di utensili in vetro destinati alla degustazione.
Il decanter è uno strumento che nasce da una precisa funzione, quella, appunto, di far decantare il vino dopo un periodo di torpore. Come avete affrontato lo studio della forma di Mezzaluna?
Per Mezzaluna la nostra ricerca si è basata, contemporaneamente, sullo studio dei modi d’uso e le necessità specifiche del settore. Abbiamo scoperto che durante la mescita il decanter si tiene dalla base, evitando di impugnarlo dal collo, per limitare l’impatto della mano sulla temperatura del vino. Nella degustazione di vini importanti, infatti, la variazione di qualche decimo di grado può fare la differenza. Il primo obiettivo del progetto è stato, quindi, agevolare la presa del decanter, per esempio appoggiato sul tavolo, permettendo a una mano sola di infilarsi sotto la base. Dai primi schizzi è emersa subito una forma ellissoidale interrotta dall’incavo dove infilare la mano e dal collo, che risulta asimmetrico rispetto al centro. L’asimmetria del collo aiuta la mescita degli ultimi bicchieri di vino e, ci siamo accorti, conferisce al decanter un vago aspetto di uccello acquatico. Giocando con le forme dell’impugnatura, poi, nella base abbiamo inserito una ‘collinetta’, pensata perché le dita potessero trovarsi a loro agio durante la presa.
E il nome Mezzaluna a che punto del progetto è nato?
Una volta passati ai rendering – spiega Rossano – dalle visualizzazioni realizzate con diverse quantità di liquido, abbiamo notato che, appena il vino viene versato, emerge la collinetta di vetro della base e, quando sta per finire, il vino assume la forma di una mezzaluna, naturalmente rossa… da quell’immagine la scelta del nome è stata immediata!
Torniamo alle spiegazioni tecniche: quanto è importante il lavoro dell’artigiano in questo caso?
È fondamentale. La realizzazione del decanter, infatti, si basa esclusivamente sulla maestria dell’artigiano che non utilizza stampi o apparecchiature industriali. La lavorazione manuale e la soffiatura, partendo da tubi di vetro di diverso diametro, sono quasi gli unici strumenti previsti. È stato grazie ai primi confronti con l’artigiano che ha creato i prototipi, per esempio, che abbiamo ottimizzato il comfort dell’impugnatura, le dimensioni e altri dettagli. Ci siamo accorti, inoltre, che la forma della base, nata da esigenze ergonomiche, aveva la capacità di esaltare le qualità estetiche del vino che, insieme al vetro, è diventato protagonista del design di questo oggetto.
Avete incontrato dei vincoli lungo il percorso progettuale?
La caratteristica dell’artigianato, che produce manufatti uno diverso dall’altro, anche se molto apprezzata può entrare in conflitto con gli standard di qualità richiesti per un prodotto particolare come il decanter. Ci sono molti vincoli di progetto da rispettare, contemporaneamente, per la realizzazione di un singolo pezzo, che richiede dai 45 ai 60 minuti di lavorazione ad alte temperature. Dallo spazio per far passare la mano, alla rotondità dell’impugnatura, fino alla lunghezza o posizione del collo.
Se, per esempio, la base risulta troppo piccola, il vino la riempie troppo, riducendo la superficie di contatto con l’aria: ovvero viene meno la funzione primaria del decanter che è proprio quella favorire l’ossigenazione del vino dopo la lunga permanenza in bottiglia.
La messa a punto della produzione – prosegue l’architetto – ha richiesto investimenti e un intenso turn over tra gli artigiani coinvolti, anche se molto bravi, che si è protratto per molto tempo prima di arrivare al risultato attuale, per noi quello ottimale.
Raggiunto il livello desiderato, Mezzaluna è stato esposto, insieme ad altri prodotti, a diversi eventi Fuorisalone a cui ha partecipato Codice durante le design week milanesi.
L’esperienza di Mezzaluna vi ha aiutato nella progettazione di altri manufatti legati al vino?
Certamente. Dopo Mezzaluna, abbiamo voluto proseguire la ricerca e l’esplorazione del mondo della degustazione del vino e confrontarci, in quanto designer, con le sue regole. Ci siamo voluti cimentare con il calice per il vino rosso: l’esigenza è partita dall’osservazione dei modelli che di solito vengono proposti durante le degustazioni “ufficiali”. Per servire alcuni tipi di vino rosso, considerati importanti, si utilizzano bicchieri piuttosto grandi e rotondeggianti chiamato Ballon. Disegnandone uno – spiega Leonardo Rossano – ho provato a enfatizzare questa forma pura, collegando il gambo su un lato anziché al centro. In questo calice il vino sembra galleggiare nel vuoto e si riesce a osservare meglio la sua trasparenza. Nasce così Brillo, il calice per i rossi ‘strutturati’ che potrebbe essere il primo di una collezione, a cui in futuro aggiungere la versione per i bianchi e i distillati.
Mezzaluna, Brillo e gli altri oggetti concepiti durante l’esperienza del gruppo di progettazione Codice sono realizzati in serie limitata dagli stessi artigiani e distribuiti direttamente da Leonardo Rossano Studio.