Elena Cattaneo

“Tu ce l’hai una casa?”

MILANO

Sono 999 le domande sull’abitare protagoniste della mostra ideata e curata da Stefano Mirti, alla Triennale di Milano dal 12 gennaio al 2 aprile 2018

“Tu ce l’hai una casa?” è la prima delle quasi mille domande che vedremo interpretate fisicamente alla Triennale di Milano, in occasione della mostra 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo, prevista dal 12 gennaio al 2 aprile.

Qui sotto, invece, la domanda N. 375 alla quale io, personalmente, avrei dei seri problemi a rispondere con sincerità: “Chi comanda a casa tua?” …vivo con i miei due figli e una gatta e tra noi quattro chi comanda? Dipende. Il telecomando della tv, per esempio, è assolutamente in mano ai ragazzi, anzi al maggiore di loro, per poi passare al minore se siamo a casa soli io e lui. Io riesco a impugnarlo esclusivamente quando non c’è nessun altro in casa, a parte la gatta, ma tanto a lei la tv non interessa.

999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneopiù che una mostra nel senso classico del termine, è un progetto espositivo che, ancora prima di accogliere i visitatori tra le mura della Triennale, ha cominciato a intercettare le persone interessate online, grazie alla campagna sui Social già in corso: le pagine Facebook e Instagram999 domande‘ propongono dei mini video-teaser, realizzati da Pierluigi Anselmi, che, via via, interpretano le varie domande dei curatori e di chiunque abbia voglia di partecipare.

Stefano Mirti, architetto, designer, insegnante, sempre con uno sguardo rivolto all’innovazione tecnologica, ha ideato e curato la mostra che, proprio per il fatto di essere non-solo una mostra, ha visto il coinvolgimento di numerosi altri co-curatori, dalle provenienze e passioni più diversificate. In un’intervista rilasciata a Lifegate Stefano spiega che:

“…è una mostra che possiamo definire post-autoriale, perché la mia idea è che non siamo più in un tempo dove c’è un architetto, mettiamo Le Corbusier, che si sveglia un mattino con un’idea grandiosa da proporre al mondo. È una tessitura, con soggetti diversi che lavorano in multinazionali, aziende, startup, centri di ricerca, scuole, attivisti, community: ognuno inventa, ragiona, mette a punto e questa grande tessitura definisce il mondo in cui noi viviamo.”

In fondo, è proprio questo concetto di networking che mi attira e incuriosice del progetto, è questa proposta che viene fatta a tutti noi di uscire dalla propria bolla per esplorare le bolle degli altri, per fare un viaggio tra gli innumerevoli modi di abitare che non sono quelli del futuro, sono quelli del presente, di tutti i nostri singoli diversissimi quotidiani. Sempre dall’intervista su Lifegate:

“Come a una festa, immagina che ho invitato una decina di persone e ciascuna di loro poteva invitare altre persone. La struttura è dunque ramificata: si espande. Sono coinvolti una cinquantina di soggetti in modo intenso, in maniera morbida un centinaio che sicuramente andranno a crescere in modo esponenziale man mano che ci avviciniamo all’apertura della mostra per via di chi ci continua a contattare con nuove proposte.”

I co-curatori della mostra 999

999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneoè l’occasione per conoscere, guardare, toccare, tutti i possibili temi che riguardano la casa, chi ci abita e come ci abita: il periodo di innovazione che stiamo vivendo, infatti, non riguarda solo la tecnologia, ma i costumi, i modelli sociali e le abitudini di ognuno di noi.

La casa di oggi è anche punto di ospitalità, per esempio, grazie alla diffusione sempre più capillare di piattaforme come Airbnb, Scambiocasa, Couchsurfing, ma non solo ospitalità per la notte, in casa si organizzano pranzi e cene come in piccoli, ristoranti privati: sono sempre più diffusi gli home restaurant.

La casa di oggi, poi, è spesso anche ufficio. Un anno fa ho visitato la fiera del design di Stoccolma, la Stockholm Design Week, dove non mancherò anche quest’anno, e una delle cose che mi ha più colpito è stata la continua intersezione tra gli stand dedicati all’interior design e quelli delle aziende che producono arredamenti per ufficio: il confine tra i due settori non era assolutamente marcato, anzi, e anche le singole proposte d’arredo, in molti casi, si potevano confondere.

In pratica, cosa troveremo entrando alla Triennale? Questa la risposta di Stefano Mirti su Lifegate:

“Sarà come una grande casa dove il visitatore compirà un vero e proprio viaggio esperienziale nei nuovi modi di abitare. L’allestimento è a cura di Petra Tikulin, una designer che dopo aver studiato alla Naba anni fa è tornata a casa in Croazia e fa cose belle. Immagina una struttura modulare in metallo realizzata con tubi Innocenti, un grande sistema di scansioni con i tubi che simboleggia un po’ il cantiere, un sistema in divenire, che cambia.”

Lo spazio dedicato alla mostra in Triennale sarà attrezzato da alcune parti fisse e altre in continuo cambiamento, si tratta, infatti, di una mostra da visitare più volte, che ospiterà workshop, convegni, incontri, performance, conferenze, quasi una sorta di festival. A questo proposito è stata prevista una tariffa variabile anche per l’ingresso: il biglietto è rinnovabile, la prima entrata costa 9 euro, dalla seconda si pagheranno 2 euro.

La casa intesa dalla mostra più che un luogo è un’esperienza, l’esperienza, unica e irripetibile, di chi la abita: io mi aspetto più che altro emozioni e stupore, le stesse, anzi molto più forti, di quando, camminando in strada, mi perdo a spiare attraverso le finestre nelle case degli altri.

Studiolabo, Sandbox. La stanza dei giochi non ha pareti