Luca Papini, il designer innamorato del prodotto
Seguendo le orme dei Maestri del Design, ha studiato architettura. Ma non solo, anche i numeri lo hanno aiutato a scegliere: è nato il 16 febbraio come Achille Castiglioni
La strada professionale di Luca Papini gli era ben chiara fin dall’inizio, mi racconta in un’intervista a distanza, sia per i numeri suggeriti dal fato (la sua data di nascita coincide con quella di Achille Castiglioni), che per l’irresistibile attrazione verso gli oggetti: Luca dice di non ricordarsi quando sia cominciata, ci convive da sempre.
Così, dopo aver frequentato architettura a Firenze (in quegli anni non era ancora partito il corso di laurea in Design), si è iscritto allo Ied di Milano:
“Quando arrivi allo Ied dopo un corso di laurea, ti senti un po’ spaesato perché i tuoi compagni sono tutti più giovani. Io in poco tempo ho reagito concentrandomi al massimo su quello che stavo facendo e a frequentare gli studi di progettazione della città. Ho lavorato come stagista nello studio di Giovanni Levanti per un anno e poi in quello di Prospero Rasulo.”
Vedo che oltre al progetto di prodotto ti occupi e ti sei occupato di art direction per diverse aziende e, come te, molti altri architetti e designer sempre più spesso assumono questo ruolo. Da cosa dipende, secondo te, questa stretta connessione?
Cambia molto in base alla grandezza delle aziende, personalmente io sono felice quando mi trovo ad assumere questo ruolo perché mi permette di seguire l’intera produzione di un oggetto. Per assurdo, sono arrivato a rifiutare alcuni incarichi proprio per la non possibilità di partecipare attivamente al ciclo produttivo, questo forse è un limite del mio carattere, quello di aver bisogno di avere la situazione sotto controllo. Quello che mi piace dell’art direction è il lavoro di squadra e la possibilità di scegliere gli “attori” in base al progetto che stai seguendo (potremmo quasi paragonarlo al ruolo del regista): un fotografo o un graphic designer, per esempio, sono più adatti rispetto ad altri ad affrontare e raccontare un determinato prodotto.
Collezione di vassoi monodose Gogo per Alcas.
Ora mi lancio in una domanda scomoda, perché non è immediato, di solito, trovare la via per una risposta trasparente che stia in equilibrio tra l’apparire troppo umili o, al contrario, pavoneggiarsi… Due momenti fondamentali del tuo lavoro sono il processo creativo, ma prima ancora, l’incontro con un nuovo cliente: cosa ti distingue? Quali sono le caratteristiche (positive e non) che riconosci solo come tue?
“Comincio col risponderti non saprei, forse dovremmo chiederlo ai clienti con cui collaboro. Però ci provo. In tutte le mie esperienze ho cercato di identificare un collegamento che si tramuta nella capacità di integrare efficacemente il design all’interno dei processi produttivi e strategici di un’azienda. Per quanto riguarda il processo creativo seguo un percorso legato alla forma, intesa come il risultato di un processo di design, che è, innanzitutto, un messaggio. L’intera operazione è costellata di pensieri, sbagli, ripensamenti e retromarce, la nascita di un’idea progettuale implica una serie di passaggi obbligati. Capisco la positività del mio approccio ogni volta che incontro la soddisfazione del cliente quando si rende conto di aver raggiunto gli obiettivi prefissati, mentre, tenendo conto che in una fase delicata come quella della progettazione emergono sempre degli ostacoli, dati dai vincoli dell’azienda e del mercato, è in quel momento che incontro lo “spigolo”, dato dal mio bisogno di non voler snaturare l’idea del progetto iniziale.
A sinistra, tavolo Scaccomatto per Miniforms, a destra, carta da parati Cosmato per Inkiostro Bianco.
Proseguo a ruota libera per provare a carpire qualche fotogramma del mondo creativo di Luca, designer fuori dagli schemi, a mio vedere, per la sua natura silenziosa, concreta e poetica nello stesso tempo.
Mi fai un elenco (in ordine di preferenza) delle persone del mondo dell’architettura e del design che ti hanno ispirato, continuano a farlo e non ti hanno mai deluso)?
“Ci sono architetti e designer che stimo e mi piacciono come approccio al progetto, mostre a cui partecipo o aziende che seguo, addirittura, proprio perché alcuni particolari professionisti ne curano la direzione artistica o vi progettano. Comincio dagli architetti e, così a istinto, rispondo: Steven Holl, Norman Foster, Tadao Ando. Mentre, per quanto riguarda il mondo del design: Dieter Rams, Marc Newson, Giovanni Levanti, Denis Santachiara. Si tratta, a mio modo di vedere, di pensieri progettuali che, insieme, creano un mix di tecnica, razionalità e poesia.”
Macramé per SDR Ceramiche: “Ho pensato alla trasposizione di una trama sulla superficie, di solito liscia e compatta, del lavandino e dei sanitari. Come un ricamo per creare un effetto coordinato in tutto il bagno”.
Per chiudere questa prima fase di scoperta del processo creativo di Luca Papini, ho provato a uscire dal mondo del prodotto e farmi raccontare cosa lo attrae e lo interessa là fuori, quando non si occupa di design.
“A Firenze, quando ho realizzato coppette e vassoi per il mondo della pasticceria – e da questo attacco ho capito che per i creativi uscire dal proprio ambito è un’impresa davvero ardua – mi sono avvicinato al mondo della cucina. Mi affascina molto, poi, frequentare i falegnami e i loro laboratori. Qui dove vivo, tra il Lago d’Orta e il Lago Maggiore, ho un vicino di casa che è una via di mezzo tra Archimede e MacGyver e trovo irresistibile osservarlo al lavoro. Mi piace il teatro, pensandoci bene credo per lo stretto contatto con la scenografia, poi leggo un po’ di tutto, spesso anche i manuali d’istruzione degli elettrodomestici, mi diverto a montare e smontare e, infine, se voglio proprio svuotare la mente, faccio un giro al tempio buddista tibetano di Albagnano.”
Il tempo è scaduto, ma mi restano ancora diverse curiosità, per esempio non ho neppure sfiorato l’argomento materiali: invito tutti, quindi, a fare domande a Luca, perché mi ha promesso che ci sarà una seconda puntata: grazie, quindi, per la disponibilità e a presto.
A sinistra, vasca della serie Petalo per Enne Creations, a destra vasca Margot per Relax Design.