Elena Cattaneo

La cascina della pace

MILANO

La rinascita di un complesso rinascimentale nella zona sud-ovest di Milano, in un centro culturale per la pace a vocazione comunitaria

Cascina  della Guardia di Sopra a Corsico, nel Parco Sud di Milano,  l’ho monitorata per anni durante le mie gite in bicicletta lungo la pista ciclabile che costeggia la sponda destra del Naviglio Grande.

Da azienda agricola a monumento abbandonato al degrado fino all’acquisto da parte dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e l’inizio dei lavori di restauro e ampliamento, che hanno portato alla realizzazione del Centro culturale Ikeda per la pace, il maggior Complesso buddista d’Europa.

Un progetto, a firma del gruppo di architetti Peia Associati e Bettonica Leone  con il restauratore Enrico Colosimo, che è stato modellato sul recupero e conservazione degli edifici storici esistenti (intorno alla casa padronale del cortile centrale), sottoposti a vincolo di tutela da parte della  Soprintendenza ai Beni Architettonici, e sulla costruzione ex novo di un auditorium (900 posti).

Un edificio che, pur in posizione isolata rispetto agli altri corpi di fabbrica, attira l’attenzione per la sagoma dorata a forma di carpa, animale sacro della tradizione buddista, che rappresenta il coraggio e la trasformazione.

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40 mila metri quadrati appena fuori dal centro abitato di Corsico, per una spesa complessiva di 10 milioni di euro, che sono stati quasi completamente restaurati e resi agibili già da quest’estate, sebbene l’inaugurazione sia della scorsa settimana .

È bello vedere un importante complesso monumentale, già di proprietà dei Visconti, ritornare a nuova luce e con funzione semipubblica grazie alla convenzione stipulata con il Comune di Corsico, che potrà organizzare attività culturali  aperte a tutti.

Un luogo di pace e di meditazione, di dialogo interreligioso e di educazione contro la violenza della guerra, ma anche un esempio di integrazione fra pubblico e privato, architettura antica e contemporanea con materiali costruttivi diversi (da una parte mattoni pieni, colonne binate in granito rosa di Baveno, solai in legno, archi e  affreschi e dall’altra grandi lastre di rame dorato e vetro), acqua e cielo, paesaggio costruito e naturale.

Vi ho già fatto méta questa estate  e lo diventerà anche di altre mie escursioni in bicicletta perché mi piace vedere i riflessi delle antiche mura salvate dal degrado e del rivestimento cangiante dell’auditorium sulle acque calme del Naviglio.

Qui le pietre cantano all’invocazione del Nam myoho renge kyo.