Elena Cattaneo

Dal laboratorio nel centro di Tel Aviv alla Milano Design Week

JAFFA – TEL AVIV

Noa Razer è una giovane ceramista israeliana appassionata di storia. Dopo averla intervistata sei mesi fa, l’ho incontrata la settimana scorsa nel cuore di Jaffa e mi ha dato una splendida notizia: il 2020 sarà la sua prima volta alla Milano Design Week. La potremo conoscere al Lambrate Design District.

Esattamente sei mesi fa ho pubblicato l’intervista fatta alla ceramista Noa Razer dopo averla seguita e contattata su Instagram. In seguito a un piacevole e, forse non così scontato, incontro dal vivo, ho il piacere di aggiornare questo primo incontro virtuale.

Sono appena tornata, infatti, da un viaggio itinerante organizzato dal Ministero del Turismo Israeliano: sette giorni pieni ed emozionanti trascorsi tra Eilat e Tel Aviv, attraversando i tre deserti del Paese.

Noa ha notato dai miei post sui social che ero “a casa sua”, così mi ha scritto e abbiamo preso un appuntamento per conoscerci, finalmente, di persona. Trovo davvero interessante la possibilità che ci danno i social network non solo di osservare e curiosare tra le immagini degli altri, ma anche di scriversi, parlarsi e avvicinarsi sul serio, dall’online all’offline è successo, anche questa volta.

 

 

L’appuntamento è per le 18 nella hall dell’hotel dove ho soggiornato a Tel Aviv, il Market House Hotel situato nel cuore delle vie di Jaffa dove ogni giorni si svolge il mercato delle pulci. Come molti sapranno, Jaffa è il cuore antico di Tel Aviv e per noi europei è un po’ il luogo dove, urbanisticamente parlando, ci sentiamo più a casa. Gli edifici in pietra arenaria, infatti, hanno tutti storie del passato da raccontare e nella piazza situata sulla sommità della collina, sorge la chiesa dedicata a San Pietro.Si narra che il santo abbia passato qui tre giorni soggiornando a casa di Simon il conciatore e, una notte, in sogno, gli apparve Dio che attraverso una metafora gli chiese di andare a diffondere la Sua Parola tra chi non era di religione ebraica.

 

Anche l’edificio del Market House Hotel è il risultato di sovrapposizioni di epoche diverse: da alcuni scorci trasparenti ricavati nei pavimenti sono visibili i resti di una chiesa bizantina, mentre nel 1948 divenne il quartier generale del Mossad. Oggi è un accogliente hotel della catena Atlas, dove trascorrere piacevoli momenti di relax anche durante la giornata: sono disponibili diverse e tranquille sale riunioni al piano ammezzato, punti di conversazioni nella hall e una zona di tavolini all’aperto per poter godere, direttamente, della vitalità delle strade intorno. Ottima e realizzata con ingredienti freschissimi la colazione a buffet, ma più originale ancora l’aperitivo offerto tutti i giorni dalle 17 alle 20. Ho parlato con Noa, appunto, approfittando di questo momento.

In realtà ho parlato poco e ascoltato molto. Rispetto al percorso di studi e professionale di cui ci eravamo già scritte, Noa mi ha raccontato dei suoi anni nell’esercito e poi del conseguente periodo sabbatico che la maggior parte dei ragazzi israeliani si concede dopo il militare. Mi ha descritto, poi, il suo laboratorio, non lontano da Rothschild Boulevard dove, nello stesso palazzo, ci sono tanti altri studi di designer e creativi. La più grande novità, comunque, è stata l’iniziativa di Noa per il 2020, ovvero essere presente con un suo stand alla Milano Design Week e, in particolare, nel Lambrate Design District.

Concludevo la mia intervista di sei mesi fa augurandomi proprio questa cosa e oggi sono felice di annunciare la new entry di Noa Razer per la prossima edizione del nostro Fuorisalone!

Qui sotto il mio post precedente del 24 giugno 2019:

“Warm regards, from me and from Tel Aviv. Noa ♡

Questa è l’ultima riga di una serie di mail che ci siamo scambiate io e Noa Razer, una giovane artigiana-artista-designer israeliana che ho conosciuto grazie a Instagram (www.instagram.com/noarazer/).

Ci sono tantissimi ceramisti che hanno account su Instagram, molti veramente interessanti. Il lavoro di Noa mi ha incuriosito per l’uso della ceramica in abbinamento ad altri materiali e per la creazione di oggetti non così scontati, come, per esempio, le gambe di tavoli in legno. Così le ho scritto ed è nata questa intervista.

Puoi raccontarmi qualcosa del tuo lavoro? Qual è stato il tuo percorso prima di aprire il tuo studio?

Ho cominciato a studiare archeologia, ero attratta dall’archeologia sperimentale e per questo mi sono avvicinata alla ceramica. Durante gli studi, ho capito che  il design della ceramica sarebbe stata la mia strada. Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti Bezael di Gerusalemme dove, dopo la laurea, mi hanno invitato a rimanere per un altro anno come assistente e a installare il mio primo studio proprio in Accademia. È stata una prima bella esperienza che mi ha permesso di entrare in contatto con il mondo dei ceramisti della città. Mi sono unita a una cooperativa di design di Gerusalemme ma, recentemente, ho deciso di trasferirmi e di aprire il mio studio a Tel Aviv. Adoro questa città e il mio laboratorio, tanto che in questo momento della mia vita lavoro tutto il giorno, tutti i giorni: ho bisogno di sviluppare nuovi prodotti.

 

Sono venuta in contatto con il tuo lavoro attraverso Instagram: com’è il tuo rapporto con questo social network? Lo usi solo per farti conoscere o per divertimento?

Ho iniziato a usare Instagram principalmente come piattaforma di promozione, ma ora mi piace davvero. Trovo ogni giorno cose e persone incredibili che difficilmente potrei incrociare intorno a me e tutto questo potenziale di conoscenza mi sembra meraviglioso.

Quali sono le principali fonti di ispirazione dei tuoi progetti?

La storia e il patrimonio ereditato delle ceramiche di tutto il mondo, sono sicuramente le più importanti fonti di ispirazione del mio lavoro. Mi piace studiare, in particolare il significato delle decorazioni e il loro rapporto con il luogo d’origine. Utilizzo l’ispirazione storica per realizzare pezzi contemporanei e per dare loro un senso di appartenenza a una cultura locale. Mi riferisco anche alla domanda che seguirà… per me vivere e lavorare in Israele è naturale e complesso insieme. Come la maggior parte degli israeliani, la mia famiglia ha origini multiple (viene dall’Argentina, dalla Polonia, dalla Turchia, dalla Russia, dalla Spagna e dalla Germania), quindi non ho una tradizione artigianale unica di riferimento. Israele è così, è difficile trovare un’uniformità nazionale, ma è ricco di diversità.

Raccontami qualcosa del mondo del design e dell’artigianato a Tel Aviv.

Israele è un piccolo paese e Tel Aviv, sicuramente, ne rappresenta la principale e più affascinante scena del design. Penso che qui si trovi un’interessante gamma di approcci e di stili diversi (mi ricollego a quello che stavo dicendo sopra), è come una piccola bolla, ma ricca di influenze esterne.

Nei tuoi prodotti scorgo sia l’espressione del mondo artigianale sia le forme del design contemporaneo, cosa ne pensi?

Sono contenta che tu veda questa cose, significa che il mio lavoro è riuscito. Dico sul serio, questo è il mio obiettivo. Fare riferimento al mondo della storia e all’artigianato tradizionale, che amo e apprezzo, ed essere in grado di proporre qualcosa di nuovo, che abbia un valore e un’estetica contemporanea.

Viaggi molto? Conosci l’Italia? Hai sentito parlare della Milano Design Week?

Amo viaggiare e lo faccio ogni volta che posso, in Italia sono stata un paio di volte, al sud e la adoro. Non sono mai stata a Milano, invece. Ovviamente ho sentito parlare della settimana del design milanese… è “solo” l’evento più importante del mondo! Purtroppo non l’ho ancora visitata di persona, anche se ho cominciato ad avere diverse proposte per partecipare. Forse l’anno prossimo. Spero.

E lo spero tanto anch’io, magari già per la prossima edizione del Salone del Mobile sarebbe bello poter conoscere Noa Razer e il suo lavoro dal vivo. Sono curiosa, infatti, di scoprire come procederà la strada stilistica che ha imboccato, così unica nel suo genere. Ti aspettiamo con piacere a Milano Noa!

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